Protocollo di Kyoto

Protocollo di Kyoto: cos'è

Il Protocollo di Kyoto è un trattato adottato l'11 dicembre 1997 in merito ai cambiamenti climatici globali. A causa di un complesso processo di ratifica, è entrato in vigore il 16 febbraio 2005. Attualmente, le Parti del Protocollo di Kyoto sono 192.

In breve, il Protocollo di Kyoto rende operativi la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici impegnando i paesi industrializzati e le economie in transizione a limitare e ridurre le emissioni di gas serra (GHG) secondo obiettivi individuali concordati. La Convenzione stessa chiede solo a quei paesi di adottare politiche e misure di mitigazione e di riferire periodicamente.

Crediti di Carbonio e protocollo di Kyoto

Il Protocollo di Kyoto si basa sui principi e sulle disposizioni della Convenzione e segue la sua struttura basata sugli allegati. Lega solo i paesi sviluppati e pone un onere più pesante su di loro in base al principio della "responsabilità comune ma differenziata e delle rispettive capacità", perché riconosce che sono in gran parte responsabili degli attuali alti livelli di emissioni di gas a effetto serra nell'atmosfera.

Nel suo Allegato B, il Protocollo di Kyoto fissa obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni per 37 paesi industrializzati ed economie in transizione e per l'Unione Europea. 

Conseguenze del cambiamento climatico

Secondo la terza relazione di valutazione del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPPC), che riunisce i maggiori esperti mondiali in questo campo, tra il 1990 e il 2100, la temperatura media mondiale alla superficie aumenter‡ tra 1,4 e 5,8 °C, se la situazione rimane invariata, mentre il livello del mare dovrebbe innalzarsi tra 9 e 88 cm. Se nulla viene fatto per contrastare tali cambiamenti, si avranno conseguenze rilevanti per l'ecosistema e l'economia. Alcune specie saranno distribuite diversamente e/o si assister‡ all'estinzione di altre. Le modifiche dei regimi pluviometrici eserciteranno una pressione sulle risorse idriche di molte regioni, che, a sua volta, incider‡ sull'erogazione di acqua potabile e per uso irriguo. Aumenter‡ la frequenza di eventi meteorologici estremi e delle alluvioni con le ben note conseguenze in termini di costi economici e sofferenza umana. Le stagioni calde diventeranno pi˘ secche in gran parte delle regioni interne continentali a latitudini medie, con un aumento della frequenza della siccit‡ e del degrado del terreno. CiÚ sar‡ particolarmente negativo nelle zone in cui il degrado del terreno, la desertificazione e la siccit‡ sono gi‡ gravi. Ne soffriranno, in particolare, i paesi in via di sviluppo e si estenderanno le zone interessate dalle malattie tropicali. A livello mondiale, gli anni novanta sono stati il decennio pi˘ caldo dal 1861.

Il Protocollo di Kyoto e l'Unione Europea

Combattere il cambiamento climatico Ë uno dei principali impegni della strategia comunitaria per uno sviluppo sostenibile approvata dal Consiglio europeo a Gˆteborg nel 2001, che ha anche riconfermato l'impegno dell'UE a rispettare gli obiettivi di Kyoto. Il Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo 2003 ha invitato gli Stati membri a raggiungere tali obiettivi nel pi˘ breve tempo possibile. Il cambiamento climatico, inoltre, costituisce una delle quattro aree prioritarie del Sesto programma di azione comunitario in materia di ambiente, che sollecita una piena attuazione del protocollo di Kyoto quale primo passo verso l'obiettivo a lungo termine di ridurre le emissioni del 70%5 . Il programma europeo per il cambiamento climatico (ECCP), varato nel marzo 2000, costituisce lo strumento principale della strategia della Commissione per l'attuazione del protocollo di Kyoto. Scopo dell'ECCP e di tutte le parti interessate Ë identificare ed elaborare misure efficaci dal punto di vista dei costi che contribuiscano al raggiungimento, da parte dell'UE, dell'obiettivo dell'8% fissato a Kyoto, integrando gli sforzi compiuti dagli Stati membri. Dall'avvio dell'ECCP, oltre 200 soggetti interessati hanno partecipato a 11 diversi gruppi di lavoro.

La seconda relazione sullo stato di avanzamento dell'ECCP, pubblicata nell'aprile 2003, indica che sono possibili numerose misure, efficaci dal punto di vista dei costi, per adempiere agli impegni dell'UE presi a Kyoto6 ; sono state infatti individuate ben 42 misure possibili per l'abbattimento delle emissioni ad un costo inferiore a Ä20 per tonnellata equivalente di CO2, con un potenziale di riduzione delle emissioni complessivo fino a 700 milioni di tonnellate equivalenti di CO2. L'abbattimento delle emissioni necessario per raggiungere l'obiettivo dell'UE fissato a Kyoto Ë di circa 340 milioni di tonnellate equivalenti di CO2. Per quanto il sistema di scambio delle quote sia la misura potenzialmente pi˘ valida, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno adottato diverse altre iniziative: gli atti normativi per promuovere le fonti di energia rinnovabile per la produzione di energia elettrica e i biocarburanti per i trasporti su strada e la normativa sull'efficienza energetica degli immobili. La Commissione ha proposto altre misure, quali la direttiva che prevede il collegamento dei meccanismi JI e CDM al sistema di scambio di quote di emissioni e una direttiva per promuovere la cogenerazione di energica termica ed elettrica. Sono allo studio ulteriori proposte, quali, ad esempio, la normativa che disciplina i gas fluorurati. La Commissione europea ha anche negoziato un accordo con tutti i produttori di automobili europei, giapponesi e coreani affinchÈ riducano la media delle emissioni di biossido di carbonio delle nuove auto di circa il 25% al di sotto dei livelli del 1995 entro il 2008-2009. Tuttavia, dato che le iniziative adottate devono comunque ancora essere attuate, resta da vedere in che misura riusciranno a contenere, nella pratica, le emissioni. Le valutazioni di impatto si basano sempre su numerose ipotesi e variabili e il fatto di riuscire a trarre il massimo beneficio da un provvedimento dipende da diversi fattori.
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